L’Arcadia in Brenta, libretto, Bologna, Pisarri e Primodì, 1753 (Faenza)

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino che termina su la riva del fiume della Brenta.
 
 ROSANNA, LAURETTA, GIACINTO sopra sedili erbosi, poi messer FABRIZIO
 
 TUTTI
 
    Che amabile contento,
 fra questi ameni fiori,
 godere il bel concento
 degli augelin canori,
5che bell'udir quell'aure,
 quell'onde a mormorar.
 
 FABRIZIO (Esce tutto allegro)
 
    Che bella compagnia,
 fa proprio innamorar.
 
 A TRE
 
    Che bell'udir quell'aure,
10quell'onde a mormorar.
 
 GIACINTO
 Bellissima Rosanna,
 nell'Arcadia novella
 bramo che siate voi mia pastorella.
 ROSANNA
 Anzi mi fate onore
15e vi accetto, signor, per mio pastore.
 GIACINTO
 E voi, Lauretta mia, ancor sarete...
 FABRIZIO
 Per voi, due ne volete
 e state tutti tre qui allegramente
 e al povero Fabrizio niente, niente?
 GIACINTO
20Via sedete o signore...
 FABRIZIO
                                           Io sederei
 qui volontieri un poco,
 se pur vossignoria mi dasse loco.
 GIACINTO
 Facciamola finita,
 che la piazza è impedita
25ed avete con me troppa arroganza
 ma io v'insegnarò di aver creanza.
 LAURETTA
 (Vuo' divertirmi un poco).
 Bella creanza invero? (Parlando a Fabrizio risentita)
 Dove apprendeste mai
30cotanta inciviltà?
 FABRIZIO
                                  Ma finalmente...
 LAURETTA
 Finalmente, vi dico,
 non si tratta così.
 FABRIZIO
                                  Son io...
 LAURETTA
                                                   Voi siete
 un bell'ignorantaccio;
 dirò meglio; voi siete un asinaccio.
 FABRIZIO
35Al padrone di casa?
 LAURETTA
                                       Che padrone?
 Questa casa ch'è qui non è più vostra;
 questa è l'Arcadia nostra,
 noi siamo pastorelle e voi pastore
 e non serve che fate il bell'umore.
 FABRIZIO
40Ma infine poi io sono...
 LAURETTA
                                             E non è poca
 la nostra cortesia
 che non v'abbiam sinor cacciato via.
 FABRIZIO
 Padroni...
 LAURETTA
                     Avete inteso?
 FABRIZIO
 Se non son sordo...
 LAURETTA
                                     Acciò ben la capisca
45la vostra mente stolta,
 ve lo tornerò a dir un'altra volta.
 
    Vogliamo fare
 quel che ci pare;
 vogliam cantare;
50vogliam ballare;
 e voi tacete
 perché voi siete
 senza giudizio.
 Signor Fabrizio
55siete arrabiato...
 Via, che ho burlato,
 nol dirò più.
 
    L'Arcadia nostra
 tutto permette,
60due parolette
 non fanno male;
 e un animale
 di voi più docile
 giammai non fu. (Parte)
 
 SCENA II
 
 FABRIZIO, GIACINTO e ROSANNA
 
 FABRIZIO
65Ma signora Rosanna
 che vi par? Che ne dite voi Giacinto
 del parlar di Lauretta?
 GIACINTO
                                            E non vedete
 ch'ella si prende spasso?
 FABRIZIO
 Corpo di satanasso,
70cospettonon di Bacco,
 se me ne ha detto un sacco...
 ROSANNA
 E pure il di lei sdegno
 parmi d'amor un segno.
 La femmina talora
75scaltra finge odiar quel che più adora.
 FABRIZIO
 Possibile che mi ami
 e così mi strapazzi?
 ROSANNA
                                       Io ve lo giuro;
 statene pur sicuro.
 Più volte l'amor suo mi ha confidato;
80arde per voi.
 FABRIZIO
                           Che amore indiavolato!
 GIACINTO
 È ver.
 ROSANNA
               (Mi prendo spasso).
 Sapete la cagione
 ch'or la rese furiosa?
 Perché di me è gelosa.
 FABRIZIO
                                           Or la capisco.
85Ma che motivo ha mai
 d'ingelosir di voi?
 ROSANNA
                                    Gli affetti miei
 ho confidati a lei.
 FABRIZIO
 Dunque voi pur mi amate?
 ROSANNA
 Purtroppo è ver.
 FABRIZIO
                                 (Bellezze fortunate!)
90Giacinto, che ne dite?
 Forse v'ingelosite?
 GIACINTO
                                     Niente affatto;
 io non sono sì matto;
 s'ella v'ama, signor, io vado via,
 che non voglio impazzir per gelosia.
 
95   Se un labro vezzoso,
 se un ciglio amoroso
 sue grazie non nega
 non pena il mio cuor.
 
    Deh sparga i suoi frutti
100cortese per tutti
 bei lumi pietosi
 il vostro favor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 FABRICIO e ROSANNA
 
 FABRIZIO
 Dunque se voi mi amate
 discoriamola un poco.
 ROSANNA
105Ma Laura sarà poi meco sdegnata.
 FABRIZIO
 Io non vo' quella donna indiavolata...
 ROSANNA
 L'amicizia, il dover non lo permette...
 FABRIZIO
 Amor non vuol riguardi;
 aggiustiamo le cose fra di noi
110e lasciate che poi Lauretta dica...
 ROSANNA
 V'amo ma non vogl'io tradir l'amica...
 FABRIZIO
 Oh caro il mio tesoro,
 già spasimo, già moro...
 ROSANNA
 Olà signor Fabrizio,
115più rispetto vi dico e più giudizio.
 
    Per dar pace al mio tormento
 dir vorrei che i tuoi bei rai...
 Ma chi sa, ti sdegnarai,
 forse oh dio ti spiacerò.
 
120   Se t'offende un puro ardore
 non è colpa del mio core,
 vuole il fato ch'io sospiri
 né sperar già mai potrò. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 FABRIZIO, poi un servo che non parla se non con lazzi
 
 FABRIZIO
 L'amor di queste donne
125è di una certa razza
 che nel volermi bene
 una mi scaccia e l'altra mi strapazza... (Esce il servo che le parla all’orrecchio con lazzi e poi parte)
 Chi?... Madama Lindora.
 Dille che venga tosto e non si penta,
130che venga ad onorar l'Arcadia in Brenta.
 Capita questa dama,
 di conoscermi brama?
 Fosse di me invaghita, allora sì
 che queste due ragazze
135faria per gelosia diventar pazze.
 
 SCENA V
 
 Madama LINDORA e detto
 
 LINDORA
 Come, non v'è nissuno
 che venga ad incontrarmi?
 Dov'è, dov'è il padrone?...
 FABRIZIO
 Vi prego inginocchione
140perdonar se ho tardato.
 LINDORA
 Il padrone di casa è un malcreato.
 FABRIZIO
 Il padrone son io.
 LINDORA
 Ah scusi padron mio,
 detto ho così per gioco,
145gli dimando perdon, se ho detto poco.
 FABRIZIO
 Che serve; un'altra volta
 meglio si porterà...
 LINDORA
 Guardate per pietà
 che non vi siano fiori.
150Io non posso sentir cattivi odori.
 FABRIZIO
 L'odor non è cattivo. Facci grazia...
 LINDORA
 Oibò. (Fa lazzi di sentire dolori)
 FABRIZIO
               Qualche disgrazia?
 LINDORA
 Maledetto giardino!
 Ho sentito l'odor di un gelsomino.
 FABRIZIO
155Vuol che lo butti via?
 LINDORA
                                         Subito, presto...
 FABRIZIO
 Vatene, o brutto vaso
 che di madama hai conturbato il naso.
 LINDORA
 Lei è il signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                             Sì signora.
 LINDORA
 E questo è il suo casino?
 FABRIZIO
160Questo è il casin dov'ogn'anno villeggio...
 LINDORA
 Oibò, che robba! Si può dar di peggio?
 FABRIZIO
 Se mai non le piacesse ella è padrona
 d'andar quando le piace.
 LINDORA
 No no, non voglio far questo gran torto
165al mio signor Fabrizio;
 restarò; vi farò questo servizio.
 FABRIZIO
 Obligato da vero ma se mai
 se ne volesse andar...
 LINDORA
 Mi dica, dove sono
170l'arcadi pastorelle?
 FABRIZIO
                                     Io non lo so.
 LINDORA
 Non importa, signor, le cercherò.
 FABRIZIO
 Comanda che io la servi?
 LINDORA
                                                Obligatissima,
 voi siete un po' vecchietto,
 io voglio che mi serva un giovinetto.
 FABRIZIO
175Adunque se io son vecchio,
 perché viene da me?
 LINDORA
                                         Per tormi spasso...
 FABRIZIO
 Spasso de' fatti miei?
 LINDORA
 No no, che ammiro in lei
 di Brenta il primo onore,
180d'Arcadia il gran pastore;
 gentil signor Fabrizio,
 senza diffetto alcun...
 FABRIZIO
                                         Senza giudizio...
 LINDORA
 Eh! Che dite?
 FABRIZIO
                             Conosco il merto mio.
 LINDORA
 Quando lo dite voi, lo dico anch'io.
 FABRIZIO
185Dunque?...
 LINDORA
                        Dunque men vado
 a ritrovar le belle
 di questa vostra Arcadia pastorelle.
 
    Riverente a lei m'inchino;
 eh! braccieri, qui la mano,
190venga presto... Andate piano,
 venga poi... Non mi stroppiate,
 correr troppo voi mi fate.
 Mi vien mal... Non posso più.
 
    Via bel bello, andiamo avvanti,
195le son serva, addio monsiù. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 FABRIZIO solo
 
 FABRIZIO
 Che gente da cavezza!
 Mi vuol mangiare addosso e poi mi sprezza.
 Ma cresce la brigata,
 son venduti i cavalli,
200manca il dennar e la carozza è andata. (Osservando il fiume)
 Viene il conte Bellezza... Allegramente;
 già non importa niente.
 Venga pur tutto il mondo,
 alla mia casa ho da veder il fondo.
 
 SCENA VII
 
 Arriva un borchiello con entro il conte BELLEZZA che sbarca su la riva. FABRIZIO e conte Bellezza
 
 FABRIZIO
205(Poh! Che gran signorone!
 Costui porre mi vuol in soggezione).
 CONTE
 Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
 al prototipo ver de' generosi
210l'infimo de' suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
 Servitor obbligato...
 CONTE
 La fama ha pubblicato
 i pregi vostri con eroica tromba;
 l'eco intorno rimbomba
215il nome alto sovrano
 di Fabrizio Fabron da Fabriano.
 FABRIZIO
 Servitore di lei...
 CONTE
 Ed io pur bramerei,
 anzi sospirarei,
220ben che il merito mio sia circonscritto,
 nel ruolo de' suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
 Anzi de' miei padroni.
 CONTE
 Ah, mio signor, perdoni
 se tracotante, ardito,
225prevenendo l'invito,
 per far la mente mia sazia e contenta,
 son venuto a goder l'Arcadia in Brenta.
 FABRIZIO
 S'accomodi...
 CONTE
                           La fama
 poco disse finor di voi parlando,
230voi cantando, esaltando,
 veggo più, veggo molto
 in quel amabil volto
 che con raggi di placido splendore
 nudrite in sen un generoso core.
 FABRIZIO
235Signor lei mi confonde;
 vorrei dir ma non so,
 per andar alla breve, io tacerò.
 CONTE
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace!
240Ella vuol favorirmi ed io mi arrendo.
 Ed accetto le grazie e grazie rendo.
 FABRIZIO
 Le renda o non le renda
 è tutta una facenda,
 se qui vuole restar mi farà onore,
245ceremonie non fo, son di buon core.
 CONTE
 Viva il bon cor; anch'io nelle persone
 odio l'affettazione.
 FABRIZIO
 Così mi piace... Vada pur... Pancrazio (Chiamando il servo)
 servi questo signor...
 CONTE
                                         L'esuberanza,
250anzi l'esorbitanza
 delle grazie, onde lei mi ha incatenato...
 FABRIZIO
 Vada. Basta così.
 CONTE
                                  Lasci che almeno...
 FABRIZIO
 Vada per carità.
 CONTE
                                Non sia mai vero
 che io manchi al dover mio...
 FABRIZIO
255Vada lei mio signore o che vada io.
 CONTE
 
    Fabrizio amabile
 io parto, addio,
 vi son servitor
 ma quel bel volto
260sì ben raccolto
 spiega l'idea
 del suo bel cor.
 (Pur non s'avede
 che ci è l'inganno,
265che gran piacer).
 
    L'uom di bon core
 amico garbato,
 vi sono obbligato.
 Lo dico da vero,
270credetelo a me. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 FABRIZIO solo
 
 FABRIZIO
 Con due pazzi di più nella brigata
 ora l'Arcadia in Brenta è terminata.
 Per dirla quasi via me n'andarei
 e l'Arcadia e i pastori piantarei
275ma diavolo si spende
 troppo a rotta di colo;
 voglio un po' far il conto
 quanto ho speso finora
 e quanto doverò spender ancora.
 
280   Quattrocento bei ducati...
 poverini sono andati.
 Sessantotto bei zecchini...
 sono andati poverini.
 Trenta doppie, oh che animale!
285Cento scudi... oh che bestiale!
 Quanto fanno? Io non lo so.
 
    I zecchini sessantotto
 coi ducati quattrocento
 fanno... fanno... Oh che tormento!
290Basta, il conto è bello e fatto,
 perché un soldo più non ho. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Camera in casa di Fabrizio.
 
 Madama LINDORA, poi il conte BELLEZZA, indi FABRIZIO
 
 LINDORA
 Dov'è Laura e Rosanna?
 Dove mai son? Vorrei sedere un poco.
 Chi è di là? V'è nessuno?
 CONTE
295Madama vi son io.
 LINDORA
 Da seder... Oh perdoni;
 non l'avevo veduto.
 CONTE
 A tempo son venuto,
 s'accomodi.
 LINDORA
                         Mi scusi.
 CONTE
300Anzi al provido ciel le grazie mando.
 Perché degno mi fe' d'un suo comando.
 Tal gli è il conte Bellezza servitore
 obbligato, divoto e profondissimo.
 LINDORA
 Anzi mio padronissimo.
 CONTE
305Deh mi conceda l'alto onor sovrano
 di poterli baciar la bianca mano...
 LINDORA
 Olà...
 CONTE
              Che cosa è stato?
 LINDORA
 Voi m'avete toccato
 con troppa confidenza;
310questa con le mie pari è un'insolenza.
 CONTE
 Leggerissimamente
 alzo la latea delicata mano
 e con l'avida bocca...
 LINDORA
 No no, che se mi tocca
315l'acuto pelo che vi spunta al mento,
 mi vedrete cadere in svenimento.
 CONTE
 Lo farò con tal arte
 che voi ne stupirete;
 siate pietosa, oh dio, se bella siete.
 LINDORA
320(Rider mi fa).
 CONTE
                             Prostrato
 mia bella al vostro piede,
 vi domando pietà, grazia e mercede.
 LINDORA
 Son stanca.
 CONTE
                        Riposate
 la man sovra il mio braccio...
 LINDORA
325Che ruvido panaccio...
 CONTE
 Vi porrò il fazzoletto.
 LINDORA
 Non mi par troppo netto.
 Vi vorrei compiacere
 ma la mia compassione...
 CONTE
330Trovata ho una invenzione
 che non vi spiacerà; la bella mano
 alzate da voi stessa
 e mentre ella s'appressa al labro mio
 il labro inchino e me gli accosto anch'io.
 LINDORA
335Mi contento.
 CONTE
                          Sian grazie dunque al fato,
 generosa madama io son beato;
 eccomi, alzate un poco;
 ancora un poco più...
 LINDORA
                                         Voi mi stancate.
 CONTE
 Ma se non vi fermate,
340per un momento solo...
 FABRIZIO (Esce fretoloso)
 Signor conte Bellezza mi consolo.
 CONTE
 (Indiscreta fortuna!) Ma di che?
 FABRIZIO
 Il principe lei è
 per tutto questo dì d'Arcadia nostra.
 CONTE
345È gentilezza vostra.
 (Ah, che più goderei
 il bramato piacer de' labbri miei).
 FABRIZIO
 A voi principe degno (Presenta un serto di fiori al conte)
 del suo rispetto in segno
350manda l'Arcadia vostra
 questo serto di fiori.
 LINDORA
 Ahi mi fate morir con questi odori.
 CONTE
 Oh che serto fatale!
 LINDORA
 Mi sento venir male.
 FABRIZIO
355Presto presto tabacco...
 LINDORA
                                            Sì, tabacco...
 FABRIZIO
 Prenda.
 LINDORA
                  È troppo granito.
 CONTE (Presentando la scatola)
 Questo è fino assai più.
 LINDORA
 Non mi piace, signor, va troppo in su.
 FABRIZIO
 Prenda, prenda di questo. (Presentandogli un’altra scatola)
360È foglia schietta, schietta, leggerissima.
 LINDORA
 Questo mi piace assai, obbligatissima.
 FABRIZIO (Al conte che prende tabaco anch’esso)
 Comanda?
 CONTE
                       Mi fa grazia.
 
 FABRIZIO
 Anzi lei mi fa onore.
 (Addesso addesso rider vo' di core).
 
365   Vada, vada.
 
 CONTE
 
                            Vada lei. (A Lindora)
 
 LINDORA
 
 Anzi lei. Vada, eccì. (Stranuta)
 
 FABRIZIO, CONTE A DUE
 
 Viva viva.
 
 LINDORA
 
                      Grazie, eccì.
 Ahi! Eccì. Ahi! Eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Poverina!
 
 CONTE
 
                     Presto. Eccì.
 
 FABRIZIO
 
370Che bel garbo! Son qua io.
 Forti. Eccì.
 
 CONTE
 
                       Alto. Eccì.
 
 LINDORA
 
 Aiutatemi. Eccì.
 
 CONTE, FABRIZIO A DUE
 
    Che tabacco. Eccì, eccì.
 Maledetto, eccì, eccì.
375Che tormento che mi sento,
 più non posso, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
    Via madama non è niente.
 
 FABRIZIO
 
 Che tabacco impertinente.
 
 LINDORA
 
 Acqua fresca per pietà.
 
 A TRE
 
380   Dunque andiamo in compagnia
 a goder con allegria
 dell'Arcadia il primo dì.
 
    Vada, vada, eccì, eccì.
 
 LINDORA
 
 Maledetto tabaccaccio.
 
 CONTE
 
385Oh che impaccio! Eccì, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Favorisca.
 
 LINDORA
 
                      Signorsì.
 
 A TRE
 
 Facci grazia. Eccì, eccì.
 
 Fine dell’atto primo